Intervista al Corriere della Sera

DAL CORRIERE DELLA SERA 
domenica 16 dicembre 2018
intervista al nostro console onorario Boldini Marco
Da Brixia a Brexit
Di Manuel Bonomo

 

La Brexit è alle porte e non c’era periodo più delicato per la nomina a console onorario di Liverpool. È toccato al bresciano Marco Boldini, una laurea in giurisprudenza in
città, pratica legale in studi milanesi e un trasferimento nel Regno Unito con una carriera nella finanza. «C’E’ apprensione fra gli italiani: il rischio panico è dietro l’angolo spiega Boldini al Corriere— , noi pronti a fornire massima assistenza».
«Theresa May è ora protetta da eventuali scossoni alla sua leadership, ma i timori sull’approvazione del deal da parte del Parlamento restano. Il rinvio del meaningful vote (voto di merito, ndr) ha aggiunto ulteriore incertezza».
Così il bresciano Marco Boldini da Londra, fresco di nomina a Console Onorario di Liverpool a soli 38 anni. Un momento niente male per una carica come la sua…
«Altroché. I connazionali di stanza nel Regno Unito sono in preda alla paura e all’incertezza: il rischio di panico è dietro l’angolo, per questo voglio che il Consolato sia a tutti i costi un punto di riferimento. Siamo qua per rispondere a qualsiasi domanda con tutti i canali di comunicazione — web e social in prima linea — e per offrire una finestra sul mercato del lavoro in epoca Brexit».
L’economia e il lavoro. Lo stipendio. Qualcosa è già cambiato?
«Sul piano giuridico, no. Ma, per farle un esempio, consideri che un ristoratore italiano di Liverpool quest’anno ha penuria di camerieri italiani. Una cosa mai successa prima: solitamente siamo inondati di autocandidature a Natale!»
Eppure, il lavoro ci sarebbe: è incredibile cosa possa provocare la paura! Lei riesce a essere ottimista?
«(Sospiro). Il Regno Unito se la caverà sempre: l’Unione Europea è solo uno dei tasselli dello scacchiere internazionale britannico…».
Il suo curriculum. Laurea in Giurisprudenza a Brescia, praticantato a Milano da Bernardini de Pace e poi a capofitto nei mercati finanziari: Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, l’americana State Street Bank e dal 2017 responsabile di Dipartimento a Londra per il colosso Price Waterhouse Coopers. Non solo: si è qualificato in UK come solicitor e barrister (entrambi ruoli dell’avvocatura: il primo è extragiudiziale, il secondo va anche in tribunale), e pure come notaio. C’è anche un premio: nel 2017 è entrato a far parte della prestigiosa «GC Powerlist» in qualità di stella nascente dell’avvocatura sotto i quarant’anni.
Con tutta questa esperienza sul campo, se la sente di tracciarci uno scenario inglese extra-Ue?
«Guardi, mi viene difficile immaginare un viaggiatore italiano che debba chiedere il visto per venire in UK, anche se fuori dalla Ue. Ma siamo pur sempre di fronte a un divorzio… E in caso di no deal (uscita dalla Ue senza accordo, ndr) sarebbe un forte shock: ci troveremmo di fronte a una situazione giuridicamente mai provata e quindi non regolamentata, con un impatto sul piano finanziario e commerciale veramente difficile da quantificare».
Niente di buono, insomma.
«Veramente, qualcosa c’è. Sta crescendo l’interesse per lo studio della lingua italiana tra gli inglesi, soprattutto a Londra: fino a poco tempo fa era una cosa da élite, ora il fenomeno si sta estendendo».
Ma come è possibile?
«L’avere l’Europa come tema all’ordine del giorno ha provocato una inaspettata voglia di sapere e di conoscere che cosa sia realmente l’Europa e chi ne fa parte. E l’Italia della cultura avrà sempre qualcosa da dire»